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Consorzio della piadina romagnola IGP, tutela e promozione

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Per essere chiamata piadina romagnola non dev’essere fatta solo in Romagna, ma deve rispettare tutta una serie di controlli che ne garantiscano la qualità e l’autenticità. Il consorzio della Piadina Romagnola IGP esiste per questo, per impedire che il nome “piadina romagnola” venga associato a quei prodotti che di piadina, e di romagnolo, hanno ben poco a che fare. Noi di SpuntoLab siamo andati a intervistare  il responsabile per saperne di più. 

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Che cos’è il consorzio della Piadina Romagnola IGP?

 

Il consorzio della Piadina Romagnola IGP rappresenta i produttori della Romagna che sono uniti in un consorzio voluto dal Ministero dopo l’assegnazione del prodotto IGP. Questo consorzio serve per tutelare il nome della piadina romagnola a 360 gradi e per promuoverlo sia in Italia che all’estero.

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Che cos’è per voi la tutela e la promozione?

 

Tutela vuol dire innanzitutto tutelare il consumatore che sta acquistando un prodotto IGP, un prodotto dove anche il Ministero ci mette la faccia, anche di fronte al consumatore. La garanzia lo dà un disciplinare che indica il luogo di produzione caratteristico di quel territorio, in questo caso la piadina romagnola. Per essere chiamata Piadina Romagnola non deve essere fatta solo in Romagna, ma deve essere iscritta all’albo di controlli perché il controllo deve andare a visionare dove viene prodotta la piadina e se questi produttori si attengono al disciplinare. Altrimenti, se questo non avviene, c’è l’espulsione. Tutela, quindi, è anche andare a controllare i produttori. La promozione, invece, è quella di promuovere il prodotto IGP, cioè far capire al consumatore sempre di più cosa vuol dire piadina romagnola IGP.

Il consorzio della piadina romagnola IGP si occupa anche di sensibilizzazione?

Tutti possono fare un prodotto IGP se si attengono al disciplinare: la storia ci ha tramandato che la piadina è un prodotto povero, con pochi ingredienti. Noi, in quanto prodotto IGP, non possiamo scrivere sulla confezione le parole “senza conservanti”.  Questo non significa che abbia i conservanti, ma che non li ha proprio perché è un prodotto IGP. Questo, piano piano, il consumatore dovrà capirlo ed è quello che sta succedendo. Negli ultimi anni infatti abbiamo un trend di crescita dei prodotti IGP e DOP che vanno dal 12% al 15%, a seconda dei prodotti. Non è poco. La gente comincia a capire sempre di più su questo argomento.

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Per quale motivo avete deciso di partecipare a Sapeur?

Il consorzio ha deciso di partecipare a Sapeur per promuovere sempre di più i prodotti DOP e IGP e far capire anche ai nostri conterranei perché abbiamo protetto la piadina romagnola. E l’abbiamo protetta per non farcela scappare via dai tanti produttori che ci sono in giro per Europa.

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