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Educazione social…eh?

17 Maggio 2021 | Redazione Spuntolab

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Non si può negare che i social network siano diventati parte fondamentale delle nostre vite; mediamente ci passiamo quasi due ore e mezza al giorno.

Gli utilizzi dei social

Non sembrano tante, ma non sono neanche poche se andiamo ad analizzare il modo in cui li utilizziamo. E i motivi sono diversi: leggere delle notizie, condividere un momento, oppure semplicemente perché siamo in attesa di qualcuno o di qualcosa. Da quando sono diventato genitore mi sono posto diverse domande su come questo strumento possa influire sull’educazione di mia figlia.

Sicuramente la risposta più semplice è stata quella di pensare che comunque si avvicinerà a questo strumento in modo naturale, con una mia supervisione e con un limite giornaliero nell’utilizzo. Tutto giusto, ma può bastare?

Se vado ad analizzare cosa siano i social, è immancabile l’analogia con la piazza. Senza una buona educazione alle spalle ed una formazione su cosa sia giusto e sbagliato fare, o, ancora, chi ascoltare e chi seguire, nessun genitore lascerebbe da solo il proprio figlio in una piazza. Da questa analogia ho capito che chi deve essere educato sia a come comunicare sul web, che a gestirli, non è solo il bambino; anche l’adulto ha bisogno di un’educazione social.

Nella vita reale il genitore ha una formazione educativa che gli permette di capire cos’è giusto e sbagliato e come deve comportarsi; formazione che migliora con l’età e l’esperienza. Ma nel mondo social questa educazione sparisce. I genitori non hanno un’educazione social. Ed è qui che i miei dubbi aumentano. Come si fa ad educare un figlio a stare in un mondo come quello dei social network, nel quale le persone si accaniscono per qualsiasi cosa?

Da genitore, ritengo sia giusto accompagnare mia figlia in questa fase, migliorando io per primo come utente, cercando in primis di capire quali messaggi siano degni di attenzione e da seguire e quali contenuti sia meglio eliminare dalla mia home perché mi possono generare rabbia e rancore verso cose o persone che obiettivamente sono molto lontane da me e dal mio pensiero. Bisogna rendersi conto che i messaggi che arrivano dai social network non sono filtrati, né creati a volte per fare vera informazione, ma soltanto per accaparrarsi click.

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Questo avviene toccando le corde dell’emotività.

Allora, prima di lasciare mia figlia in balìa di questo pazzo mondo social, vorrei riuscire a trasmettere un messaggio chiave. Quello che facciamo sui social ha conseguenze anche sulla vita reale. L’educazione e il rispetto arrivano prima di tutto, perché gli utenti sono persone e le persone meritano rispetto, anche se la pensano diversamente da noi: solo con questo approccio di partenza si potrà avere una vera condivisione di informazioni che faccia crescere e non divida.

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