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Falla semplice! | Il ragnetto di Google

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Quando ci si imbatte in un articolo che parla di internet o di programmazione in generale cercare di evitare i termini in inglese è come schivare le gocce durante una tempesta. Chi ne ha dimestichezza non avrà alcun problema, ma chi non ne ha? Qual è l’effetto di un testo infarcito di termini in inglese?

Una parola straniera entra a far parte della lingua italiana solo quando tutti la capiscono: ecco perché quando in una frase in italiano trovate parole come computer o mouse proseguite tranquillamente nella lettura senza alcun problema. Perché riuscite a vedere davanti ai vostri occhi il computer, riuscite a visualizzare il mouse e a capire cos’è. Ma se invece vi imbatteste in una frase del genere?

“Curate bene lo snippet, scrivete una buona meta tag description e aggiungete l’attributo alt dell’immagine; altrimenti il crawler vi penalizza”.

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E’ una frase di un articolo che parla di Seo. Riuscite a visualizzare le immagini nella frase? Riuscite a capire dove siete e cosa dovete fare? Se la risposta è sì significa che padroneggiate già l’argomento e allora sciò, fuori di qui. Se invece non avete capito nulla della frase sopracitata siete i benvenuti.

“Spiegalo come se lo dovessi spiegare a tua nonna” è il consiglio che i giornalisti esperti danno ai giovani collaboratori alle prime armi quando sono alle prese per la prima volta con un articolo complicato e non sanno come maneggiarlo; spesso, per fare bella figura col Direttore e con i lettori, incappano nell’errore di  infarcire l’articolo di paroloni rendendolo di fatto incomprensibile. La stessa cosa accade nel mondo del web. Chi redige un articolo, spesso per darsi importanza, lo infarcisce di termini tecnici e inglesismi incomprensibili che per decodificarlo seriverebbe una stele di Rosetta moderna.

In sceneggiatura c’è una regola, o meglio, un consiglio, che riguarda soprattutto il finale di un film e che serve per far sì che lo spettatore non si perda. E’ la regola del K.I.S.S., acronimo di Keep It Simple, Stupid! (Perdonateci l’inglese, ma qui era necessario). Falla semplice. Cioè “spiegalo come se lo dovessi spiegare a tua nonna”.

E allora immaginiamola questa nonna che si è messa in testa di fare il Seo. E’ un’arzilla settantenne e ha una pensioncina in riva al mare che gestisce in tutti gli aspetti. Così quando ha scoperto l’esistenza del Seo non ha voluto sentire ragioni: lo vuole fare con le sue mani, dall’inizio alla fine.

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Non riuscite a dissuaderla e allora vi mettete al tavolo insieme a lei, detergete il sudore che imperla la vostra fronte e aprite sconsolati il computer. Improvvisamente vostra nonna si alza e arpiona la scopa come se fosse una fiocina; sembra il capitano Achab, irto sulla prua della sua lancia! Prova ad allungarsi verso l’angolo del soffitto dove dorme placidamente un piccolo ragno. “Sciò! Via!”

Avete un’illuminazione. Decidete di fare un collegamento. “Ferma nonna, lascialo stare”. Buttate lì il parolone: “Il crawler è un nostro amico, ci porta fortuna!”

“Cosa?”

“Dobbiamo parlare di Seo, giusto? Un crawler, nonna, è uno spider! E’ un software che grazie alla site map scansio… Un ragnetto nonna”.

“Questo lo vedo da me!”

 

 

 

Il ragnetto di Google

 

 

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