Eccoci qua con un altro tour tra i visionari imprenditori della terra di Amarcord, nei 100 anni dalla nascita del grande regista Fellini.
Oggi siamo a Mercato Saraceno con Valerio, vignaiolo fondatore della rinomata Tenuta Casali
Bentrovato Valerio, raccontaci…da quanto tempo esiste tenuta Casali e com’è nata questa passione per il vino?
La passione è stata tramandata dal nonno, come accade nella stragrande maggioranza delle aziende romagnole, e penso sia un valore aggiunto avere la cultura famigliare di portare avanti certe attività legate alla viticoltura e al mondo del vino. La nostra azienda è nata a fine anni Quaranta, quando il nonno iniziò a piantare i primi vigneti in un piccolo podere. Nella nostra vallata a quel tempo la prevalenza la faceva il grano, perché la gente aveva fame. La nostra vallata del Savio era una zona di miniera, c’erano tantissime persone che ci lavoravano e quindi anche tante osterie; e il vino a quell’epoca era visto come un alimento, quindi non mancava mai nelle famiglie meno abbienti. Quando il mercato del vino è calato in modo drastico ci siamo trovati un’esigenza maggiore di qualità da parte di chi lo consumava. La gente consumava men In quasi tutti i locali ci sono giornate dedicate al gusto; l’agroalimentare col vitivinicolo vanno di pari passo, e queste sono cose che prima non esistevano. Questo ha creato un elevarsi della qualità e la qualità non la fai in cantina, ma nella coltivazione del vigneto. E il vigneto non lo costruisci in cantina. In cantina devi stare solo attento a non rovinare quello fatto dal vigneto. Alla base di tutto c’è sempre la sanità delle uve.
Adesso siamo entrati dentro al percorso della produzione biologica e quindi il vigneto è al centro più che mai. Per ottenere prodotti sani e integri devi fare molto lavoro manuale, soprattutto sul vitigno Sangiovese. Se tu non intervieni in alcune zone in maniera manuale a defogliare e ad aiutare il grappolo ad essere arieggiato nel migliore dei modi, difficilmente ottieni dei prodotti di altissima qualità. La mano dell’uomo è la perfezione in assoluto.
Alla Tenuta Casali abbiamo rispolverato l’agricoltura che il nonno faceva in quegli anni. Io e mio fratello siamo subentrati nel 1978 e la nostra è stata una delle prime aziende a sostenere un progetto pilota, nel 1984, per mettere appunto un’agricoltura integrata.
Che cosa ne pensa del biodinamico?
E’ un settore che non conosco molto bene ma credo, in ogni caso, che la scienza debba dare una risposta concreta sul biodinamico perché ci sono molti passaggi che mi lasciano dei dubbi. Tenuta Casali, ad esempio, è già stata biologica negli anni Novanta e da pionieri ce ne siamo tirati fuori perché gli stessi prodotti biologici che utilizzavamo prima hanno quadruplicato i prezzi. C’era un concime di origine organica, ad esempio, che negli anni Novanta acquistavamo a 12.000 lire al quintale a camionate di cento quintali e quando è stato riconosciuto bio è passato a 50.000 lire al quintale. Il rame ha quadruplicato i prezzi. Io dunque per motivi di protesta ne sono uscito fuori: nel mio orgoglio personale ho voluto ribellarmi a tutto questo.
Qual è il vostro prodotto d’eccellenza di tenuta Casali?
Noi non abbiamo un solo prodotto d’eccellenza sul quale puntare. Non facciamo un vino per le guide per essere premiati e gli altri vini li facciamo così così. Noi suggeriamo sempre ai nostri clienti di partire dal vino base che produciamo. Ma non è base perché è lo scarto di quello ottimo: è così perché ha le sue caratteristiche e le sue peculiarità. Si producono vini per un certo impiego alimentare, quindi otteniamo vini più facili rispetto ai vini impegnativi da riserva. Poi se devo rispondere, i due fiori all’occhiello che portiamo avanti come azienda sono Quarto Sole, riserva in purezza di Sangiovese, e Damianus, che lo è di cabernet Souvignon. Produciamo anche un’ottima Albana D.O.C.G. che acquisiamo nei vigneti dov’è concesso questo tipo di coltivazione, che sono a Acquarola di Cesena e a Bertinoro.
Con i nostri vini cerchiamo di imporre le caratteristiche tipiche del Sangiovese dei nostri territori. Non produciamo vini per piacere a chiunque, ma facciamo vini che rispecchino le caratteristiche del territorio.o vino, ma quello che beveva lo voleva buono. Come al giorno d’oggi, la gente s’è acculturata di più. Qual è il periodo più intenso di lavoro per voi?
Qualche anno fa ci poteva anche essere un periodo di stacco ma negli ultimi anni, per fortuna, c’è una mole di lavoro così intensa che nel periodo di stacco devi comunque organizzare il lavoro futuro.
Tenuta Casali vende anche all’estero?
Sì. La nostra è un’azienda che all’estero fa il 10-12% del fatturato e siamo molto soddisfatti di come procedono le cose perché i nostri vini piacciono e quindi ci fanno ben sperare nel futuro. Anzi, nei periodi di crisi, è proprio il mercato estero che ci ha aiutato. Noi abbiamo gli Stati Uniti, nella zona della Virginia, il Belgio, il Lussemburgo e la Francia. La Francia, poi, vale doppio, facciamo 40.000 euro di fatturato, ed è una grande soddisfazione andare a “giocare” in casa dei nostri cugini. Il mercato degli Stati Uniti è sempre in espansione ma con Trump adesso è sempre tutto un’incognita e non sai mai cosa potrà succedere. Noi comunque preferiamo sempre dei piccoli clienti garantiti rispetto al cliente che ti svuota l’azienda e che quando ti abbandona rischia di metterti in ginocchio.
La comunicazione quanto è importante?
La comunicazione vuol dire tanto. Possono cambiare i canali di trasmissione della comunicazione, ma alla base deve esserci sempre un target mirato. Non bisogna comunicare alla massa.
Ed eccoci giunti anche al termine di questa bella immersione nel mondo del vino
Nel vino è celata la verità. La Diva Bottiglia vi ci manda:
siate voi stessi interpreti della vostra scoperta.
(François Rabelais)
