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Una giornata a Dovadola: tradizioni di Natale

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Memorie antiche

Brucia e' zöch 'd Nadêl

Dovadola è situata a circa venti chilometri dal capoluogo Forlì, nella valle del fiume Montone.

Mantiene la sua identità di borgo rurale legato alle proprie tradizioni: su tutte la ricerca e la preparazione del pregiatissimo tartufo bianco, la cui festa si celebra da più di 40 anni in ottobre.

Oltre a questa immancabile manifestazione, le principali attrazioni turistiche sono soprattutto di carattere religioso come l’Eremo di Montepaolo e il sarcofago di Benedetta Bianchi Porro.

A ritroso, nel cuore della storia di Dovadola

I due guadi entro cui il paese è iscritto (alla latina “duo vadora”) hanno dato il nome a una località, che ancor prima dei Romani, era di sicuro abitata dai Celti.

Tracce della colonizzazione gallica sono tornate alla luce grazie al ritrovamento di un sepolcreto di guerrieri. Il rinvenimento di tombe romane e di monete battute in epoca imperiale sono poi buoni testimoni dei successivi insediamenti.

Il “castrum”, ovvero l’embrione del paese, sarebbe stato tuttavia costruito dai Longobardi a cavallo del VII e dell’VIII secolo dopo Cristo. Ai primi del XII secolo la cittadella appartenne agli arcivescovi di Ravenna.

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Passò poi ai conti Guidi di Modigliana intorno alla fine del 1100, quindi agli Ordelaffi (1334) e di nuovo ai Guidi che esercitarono la signoria fino al 1405, quando subentrano i Fiorentini. Nel 1467 da queste parti spuntò perfino Bartolomeo Colleoni che con le sue truppe di ventura espugnò la rocca e la diede in fiamme.

La cittadina presenta ancora, il vecchio borgo fiorentino a topografia ortogonale compreso tra il letto del fiume e la Rocca dei Conti Guidi.

La Rocca dei Conti Guidi Dovadola ha dato origine a ben 11 fortificazioni ma di 8 restano solo poche tracce o solo la memoria. In buono stato di conservazione è comunque la Rocca dei Conti Guidi, risalente al XII secolo e probabilmente costruita sugli avamposti longobardi. Ridotto ormai a ruderi invece Castelruggero, a 3 km dall’abitato. Opera dei Guidi anche la torre che sovrasta piazza e paese e che fu eretta ai primi del XIII secolo. Palazzo Montaguto – è a due ore di cammino dal paese, su un’erta. Nel caseggiato trovarono rifugio, nell’estate del 1849, Giuseppe Garibaldi e il Capitano Leggero, in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana. Parrocchia di Sant’Andrea – all’interno sono conservate le spoglie della Venerabile Benedetta Bianchi Porro della quale è in corso il processo di beatificazione. L’edificio risale all’XI secolo e fu costruita nel punto in cui sorgeva un’abbazia fondata dai cluniacensi, all’interno si possono ammirare interessanti affreschi. Subito accanto c’è Villa Tassinari Blanc, che si segnala per il pregevole parco ed una lapide garibaldina.

Cosa vedere nei pressi di Dovadola

A pochi km da Dovadola sorge una delle più belle ville italiane: Villa Carpena, nota anche come Villa Mussolini, oggi Villa Mussolini – Casa dei ricordi, è una proprietà situata a San Martino in Strada (frazione di Forlì), nota per essere stata la residenza di Benito Mussolini, della moglie Rachele Guidi e dei cinque figli.

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L’area di Villa Carpena, circondata dalle campagne forllivensi, è composta da una casa colonica, primo nucleo costituente della villa e prima casa di Mussolini e della moglie, acquistata nel 1914; di fronte a questa è stata edificata nel 1923 la dimora in cui ha abitato la famiglia Mussolini, distribuita su tre livelli e oggi trasformata in museo. Al piano inferiore della villa sono situate le cucine, la sala da pranzo, il salone d’attesa e lo studio di Benito Mussolini; al piano superiore si trovano le camere da letto di Mussolini e della moglie Rachele, dei cinque figli, e il bagno, l’unico della casa; dal primo piano si accede, passando per il balconcino, alla soffitta, oggi trasformata in libreria e centro studi intitolato alla memoria di Romano Mussolini; all’interno del Centro Studi sono conservati i registri delle firme dei visitatori alla tomba di Benito Mussolini al cimitero di Predappio.

Un terzo edificio, non visitabile al suo interno, è la casetta in cartongesso che Mussolini fece edificare nel 1927. Dotata di servizi igienici ed elettricità, è una casa in miniatura che il Duce costruì per far giocare i figli; pur costruita in materiali poveri, è rimasta intatta fino ad oggi.

Nel giardino, con alcune piante coltivate da Mussolini stesso (egli era solito piantare un albero alla nascita di ogni figlio; sopravvive ad oggi solo quello piantato per la figlia Anna Maria), sono presenti gli orti e le voliere della moglie Rachele, e il gazebo dove Mussolini era solito leggere i giornali alla mattina.

Sotto la proprietà di Villa Carpena è presente un piccolo giacimento di gas naturale, che Mussolini fece allacciare per alimentare i fornelli delle cucine.

Dal lato opposto della villa sono conservati un esemplare funzionante di Fieseler Fi 156 “Storch”, il modello di aereo che fu usato da Otto Skorzeny per soccorrere Mussolini a Campo Imperatore, e diversi veicoli, inclusi un trattore cingolato FIAT dono di Giovanni Agnelli e una macchina trebbiatrice degli anni trenta. La pasta fresca del territorio

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Tortelli, cappellacci e crespelle, magari accompagnati dal profumo di porcini, hanno garantito per secoli (e tuttora lo fanno!) il sostentamento dei forlivesi. Sarà sicuramente la causa della salute di questo popolo! E le sapienti mani delle azdore romagnole di questi tesori della tradizione romagnola ne preparano tanti, soprattutto alla Locanda dei Fondi, gestita dalla signora Maria e dai suoi figli. La conduzione familiare garantisce l’altissima qualità degli ingredienti. E’ zoch’d Nadel

 

Dal 24 dicembre in piazza Marconi, a Dovadola, brucia “e’ zöch ‘d Nadêl” (il ceppo di Natale) che rimarrà acceso fino al giorno dell’Epifania. Ad alimentare il fuoco e a preparare le cene durante il corso di tutte le serate del periodo (cene aperte a tutti a prezzi modici) si alterneranno le associazioni dovadolesi. “Simbolo di unione fraterna, il ceppo di Tebaldo portò calore al cuore e al palato dei Dovadolesi”. Da allora l’iniziativa è proseguita e ogni anno è stata migliorata la logistica. Quest’anno gli stand sono più accoglienti e anche i menù delle proposte gastronomiche sono più vari. Si può cenare a partire dalle ore 19.00 a prezzi convenienti, per chiudere con gusto e in compagnia una giornata a Dovadola.

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