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Villa Roncuzzi | un albergo fatto ad arte

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Ci troviamo oggi nel bellissimo Hotel Villa Roncuzzi, un relais di charme in Romagna. La nostra visita guidata in questo luogo avviene con la titolare, Patrizia Poggi, nota collezionista del ravennate.

 

Ciao Patrizia, questo luogo è un mix tra arte ed ospitalità

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“Il mio sogno è stato sempre quello di individuare un luogo per far capire la bellezza della campagna. Ho lavorato sempre nel mondo dell’arte, ho avuto anche una galleria a Ravenna per diversi anni dove facevo arte contemporanea, e spesso le persone che soggiornano qui a Villa Roncuzzi vengono a vedere le opere che espongo.

 

La Romagna, però, non è ancora preparata per fare un salto di questo livello. Lo status quo del romagnolo è ancora quello di avere la seconda casa o l’auto grossa, ma non l’arte in casa. Spesso gli artisti che mi hanno conosciuto mi dicevano che la cosa più brutta che ha la Romagna è il mare, se uno pensa al mare com’è in Italia. E’ organizzatissimo, tanto di cappello, ma poi mi chiedevano: “dove possiamo vedere un pezzo autentico della Romagna?” E io rispondevo: “Nella campagna”. 

Perché hai scelto Villa Roncuzzi per dare forma alla tua passione per l’arte?

 

Durante il mio percorso di vita incontrai un signore che costruiva, ma non era il solito palazzinaro. Un giorno individuammo questa casa, Villa Roncuzzi, che era l’ultima abitazione delle suore clarisse di Ravenna. Le suore la stavano vendendo ed era talmente bella che mi venne subito l’idea di farne un luogo per accogliere chi veniva in Romagna per conoscere l’entroterra.

 

Qui sono tantissimi i campanilismi: Russi, ad esempio, crede di essere una grande città mentre San Pancrazio viene considerata solo campagna. Io accolgo a Villa Roncuzzi persone di tutto il mondo e rimangono stupiti nel vedere un albergo che è una casa ed anche una galleria d’arte.

 

Lo scorso weekend, ad esempio, c’è stato un signore di Parigi che ha girato anche alberghi a 5 stelle e mi ha detto: “è la prima volta che vedo un albergo che è anche una galleria d’arte”. Anche per noi romagnoli Villa Roncuzzi resta un documento su come erano belle le nostre case in campagna, in una campagna che produce – in tutta quest’area fino a Cesena – la miglior frutta d’Europa. Che cos’è per te l’accoglienza oggi?

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L’idea era recuperare questa casa, trasformarla in un piccolo hotel e mettere qualcuno che si occupasse di turismo, ma le persone che abbiamo incontrato lungo la strada erano come la maggior parte dei romagnoli, ovvero con il concetto dei posti letto, e non dell’accoglienza. I francesi, che detengono il primato del mondo per l’organizzazione del turismo, quando hanno visto Villa Roncuzzi sono venuti qui e mi hanno chiesto se volevo far parte del Logis, il gruppo di albergatori più antico d’Europa che raggruppa gli hotel che rappresentano l’anima di un territorio. Le caratteristiche? Devono essere tre: accoglienza, la scoperta del territorio e l’autenticità. Villa Roncuzzi potrebbe stare solo a Villa Roncuzzi; in zona ci sono centomila alberghi meglio di questo, però questo ha un’anima.

 

Io ho girato un po’ il mondo e col valore aggiunto che ha la Romagna, se solo i romagnoli lo comprendessero, avremmo dei primati assoluti. Lo dico perché soffro. Anche lo slogan che hanno inventato per la Romagna, “Romagna, lo dici e sorridi”, fa pensare ad un qualcosa sempre bello e divertente, ma serve di più. Quello dell’Emilia, invece, è più efficace: “taste nature and taste culture”, assaggia la natura e assaggia la cultura. Ritieni che il territorio sia stato motivo di crescita aziendale?

 

Si. E’ importante che la Regione, ai fini di una maggior attrattività, abbia diviso l’Emilia Romagna in tre aree, però deve non solo valorizzare solo la costa, anche l’entroterra.

In un mondo dove tutto è omologato, la ricchezza della Romagna – dove ogni paesino ha qualcosa da raccontare – oggi è più che mai attuale. Il mare oggi non stupisce più, oppure stupisce solo quelle persone che vogliono stare sotto l’ombrellone. C’è tantissima gente che ha bisogno di contatti umani e la Romagna in questo è maestra.

 

Un americano che ha soggiornato quest’estate a Villa Roncuzzi, mentre un giorno camminava per strada, ha visto un contadino scendere dal trattore e offrirgli le sue pesche. Ha avuto paura che il contadino lo volesse minacciare, credeva che avesse invaso la sua proprietà. E invece no, il dono come forma di accoglienza! Dove succede tutto questo? Dove succede che un contadino fermi il suo lavoro, scenda dal suo trattore e offra i frutti del suo lavoro ad un passante? Da nessun’altra parte.

 

Poco fa dei signori di Torino che non riuscivano a trovare la strada si sono fermati da qualche parte a chiedere informazioni e la persona che gliele ha date si è offerta di accompagnarli direttamente a Villa Roncuzzi: questa è una qualità rara, che puoi trovare solo in Romagna.

 

San Pancrazio attualmente è un nome che gli stranieri conoscono perché il ramo più antico della metropolitana di Londra si chiama St. Pancras, San Pancrazio. E’ noto anche perché l’attuale arcivescovo di Mosca, Don Pezzi, è di questo paese. L’arte va valorizzata perché spesso gli artisti hanno una visione più lontana di chi artista non è.

 

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Ringraziamo Patrizia per questa immersione nell’arte e per la sua straordinaria sensibilità.

 

E come scrisse il noto scrittore e poeta Rainer Maria Rilke

 

Più indicibili di tutto sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura…

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