L’ottimo miele dell’apicoltura Morlini ha il sapore di una tradizione antichissima, quella del nomadismo, un vero e proprio “pascolo delle api”, fondamentale per ottenere un miele “monoflora” di qualità. Ne abbiamo parlato con il titolare dell’azienda, Fausto Bolognesi, che abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua azienda di Prato di Correggio, in provincia di Reggio Emilia.
Cos’è Apicoltura Morlini e da quanto tempo esiste?
Apicoltura Morlini esiste da tre generazioni con Morlini Fortunato, ad inizio ‘900, quando c’erano ancora le api nei tronchi di legno. Dopo con l’evoluzione del figlio si è iniziato a meccanizzare la lavorazione della cera che solo dal Dopoguerra, quando hanno cominciato a venir fuori le prime macchine, si sono potute utilizzare in questo campo qua. Con queste prime macchine ha cominciato a lavorare i fogli cerei (supporto che l’apicoltore offre alle api per facilitare la costruzione del favo, ndr) che prima si facevano manualmente.
Quanti alveari servono per praticare un’apicoltura che possa dare un reddito?
Oggi come oggi è diventata dura proprio un fattore di malattie che si fanno fatica a debellare, quindi per intraprendere questa attività servono almeno 200 arnie.