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Ecomuseo delle Erbe Palustri | Un tour a Villanova di Bagnacavallo

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Canna, stancia, carice, giunco nonchè giunco pungente. Sono alcune delle materie prime che venivano lavorate dalla laboriosa e geniale popolazione di Villanova di Bagnacavallo e che a fine ‘800 raggiunse livelli particolarmente importanti.

Un territorio ricco e creativo, allora caratterizzato da zone umide facenti parte di un ricco complesso idrografico che includeva stagni e zone acquitrinose dell’entroterra. Ma cosa rimane oggi di questo territorio?

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UN SUGGESTIVO VIAGGIO NEL PASSATO

Il paese di Villanova di Bagnacavallo, si sviluppò lungo l’argine sinistro del fiume Lamone, lo stesso che attraversa anche Marradi, Brisighella, Faenza sfociando poi nel mare Adriatico.

Per trovare occupazione e sfruttare le modeste risorse di quei luoghi i primi abitanti avviarono la raccolta e la lavorazione delle erbe palustri che vi crescevano difatti spontaneamente e abbondanti, realizzando varie tipologie di manufatti.

Nel corso dei secoli questa originale forma di artigianato si è sviluppata fino a divenire una delle principali imprese economiche della zona tra ‘800 e ‘900, portando anche alla nascita di una locale Cooperativa delle Erbe Palustri che favorì per di più l’esportazione dei manufatti.

Stuoie di diverse misure e qualità, graticci, legacci, funicelle, impagliature di sedie, scope di vario tipo, sporte, ciabatte, cappelli, uscivano dalle mani svelte e capaci degli artigiani che intrecciavano abilmente questi materiali. L’Ecomuseo delle Erbe Palustri, creato ad hoc per raccogliere tutto, arricchendo ogni manufatto con trame diverse.

Nel 1985 l’Ecomuseo delle Erbe Palustri inizia la sua attività di ricerca con la finalità primaria di salvare e documentare un bagaglio di capacità e valori legati alla vita vissuta fra terra e valle. Oggi questa bellissima struttura conserva memoria di quel saper-fare e di quella stagione produttiva. Come? Attraverso una ricca collezione che rappresenta il patrimonio di cultura materiale, nonché di fatica e di inventiva che nel tempo hanno caratterizzato l’intera comunità villanovese.

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LA COLLEZIONE

Al piano terra vengono illustrate le vicende territoriali attraverso un breve video introduttivo, un touch screen con antiche mappe digitalizzate e una sala immersiva con proiezione delle zone umide più belle del Parco del Delta del Po.

Sempre sullo stesso piano si trova la “casa laboratorio”, ricostruzione dell’ambiente domestico dove gli artigiani del “Cantiere Aperto”, durante le visite guidate, presentano dal vivo le antiche tecniche di lavorazione dell’erba di valle. Da una finestra della stanza spunta fuori anche Ivano Marescotti originario di queste terre e attore simbolo di Romagna, confidandoci dal video la storia della sua infanzia trascorsa in questi meravigliosi luoghi.

Al piano superiore dell’Ecomuseo delle Erbe Palustri e a quello ammezzato troviamo invece ricche collezioni espositive suddivise in base ai cicli produttivi. Inoltre arricchite per qualche mese da opere contemporanee facenti parte del circuito di mostre intitolato Selvatico. Queste selvatiche opere moderne penetrano nel luogo in maniera sinergica e noi per questo vi consigliamo di fare un salto a vederle!

Ci affacciamo ora all’esterno del museo dove invece troviamo l’etnoparco “Villanova delle Capanne” nel quale sono state ricostruite difatti le principali tipologie di costruzioni rurali e vallive in canna palustre.

Che posto straordinario l’Ecomuseo delle Erbe Palustri! È riuscito in questo percorso a ricondurci nell’essenza artigianale della nostra terra, la Romagna, nonché al luogo che amiamo perdutamente.

Ed ora, prima di rientrare in sede a Spuntolab, ci concediamo un bel pranzetto nella vicina Russi al Casale Falasco, ristorante elegante ed accogliente, l’ideale per cogliere a pieno i sapori di questa terra. Tutto è curato nei minimi dettagli e noi….ci lasciamo incantare da questi bellissimi piatti!

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