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L’ottimo miele dell’apicoltura Morlini ha il sapore di una tradizione antichissima, quella del nomadismo, un vero e proprio “pascolo delle api”, fondamentale per ottenere un miele “monoflora” di qualità. Ne abbiamo parlato con il titolare dell’azienda, Fausto Bolognesi, che abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua azienda di Prato di Correggio, in provincia di Reggio Emilia.
Cos’è Apicoltura Morlini e da quanto tempo esiste?
Apicoltura Morlini esiste da tre generazioni con Morlini Fortunato, ad inizio ‘900, quando c’erano ancora le api nei tronchi di legno. Dopo con l’evoluzione del figlio si è iniziato a meccanizzare la lavorazione della cera che solo dal Dopoguerra, quando hanno cominciato a venir fuori le prime macchine, si sono potute utilizzare in questo campo qua. Con queste prime macchine ha cominciato a lavorare i fogli cerei (supporto che l’apicoltore offre alle api per facilitare la costruzione del favo, ndr) che prima si facevano manualmente.
Quanti alveari servono per praticare un’apicoltura che possa dare un reddito?
Oggi come oggi è diventata dura proprio un fattore di malattie che si fanno fatica a debellare, quindi per intraprendere questa attività servono almeno 200 arnie.

Qual è il tipo di miele che caratterizza l’apicoltura Morlini?
Noi facciamo i mieli classici. Facciamo il nomadismo (la transumanza delle api, ndr), come sempre è stato fatto per poter fare l’acacia, che in questi anni si fa sempre meno ed è sempre più dura, così come il castagno; queste sono tutte tipologie che non si possono fare senza il nomadismo. Ci vogliono posti adatti, ovvero quei posti dove c’è una tale concentrazione di fiori da essere in grado di fare un monofiore. Poi c’è invece il millefiori, che è un classico che si fa a casa di tutti.
Per voi il territorio è un valore aggiunto per la vostra attività?
Il territorio caratterizza e dà una personalizzazione al prodotto, e il prodotto è in base alla zona e dunque diverso da un apicoltore all’altro perchè si ha una concentrazione di più o meno fiori. Questa diversità è un bene, perchè altrimenti sarebbe un qualcosa di industriale.
Perché avete deciso di partecipare a Sapeur?
Un po’ per curiosità. Speriamo di aver fatto la scelta giusta!