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Una giornata a Galeata: Archeologia e Spirito

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Nella Valle del Bidente, seguendo le indicazioni per Meldola, a 34 km da Forlì, si giunge a Galeata: il paese è incastonato in una vallata che più si percorre più diventa bella e selvaggia, e presenta colline puntellate di rocche e ruderi, come quelli di Pianetto.

La storia millenaria del borgo, però, non ci viene raccontata solo dai resti e dalle tracce antiche della Villa romana di Teodorico o dell’Abbazia di Sant’Ellero, ma anche dal duro lavoro di uomini e bestie che nel corso dei secoli hanno condiviso le fatiche, restituendoci oggi ottimi prodotti di qualità, come il Raviggiolo.

Dalla Villa all’Abbazia

 

Percorriamo le verdi colline di Romagna che si allungano in declivi ora dolci, ora aspri, e giungiamo a Galeata, terra scelta da eremiti e uomini di fede. La storia altomedievale del borgo è legata alla figura del re goto Teodorico e ai suoi rapporti con l’eremita S. Ellero, fondatore dell’omonima Abbazia. Prima di arrivare nel centro storico ci dirigiamo alla Villa di Teodorico (V-VI secolo), in località Pantano, a tre chilometri dall’abitato, dove ha inizio la nostra giornata a Galeata: qui scopriamo i resti di una residenza principesca con eleganti pavimenti musivi, un cortile centrale e le terme. 

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Si tratta di un grande complesso architettonico costruito sopra precedenti costruzioni di epoca romana. Chi ha presente i preziosi mosaici di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna si ricorderà certamente della rappresentazione del Palazzo di Teodorico: risulterà ancora più emozionante ricostruire così mentalmente la disposizione e le caratteristiche degli ambienti, strutturati secondo la tipologia di una grandiosa villa tardo-romana.

Proseguiamo, poi, nel centro storico di Galeata: passeggiando per il delizioso borgo percorriamo i portici di via Ferdinando Zanetti fino al Palazzo del Podestà (XV secolo), in stile toscano: luogo simbolo della comunità galeatese, è affiancato sul lato destro dalla bella Torre Civica, che culmina con l’orologio e una cella campanaria. Sulla facciata del palazzo scorgiamo una scultura in arenaria dalle forme ferine: è il Marzocco (leone) del XV secolo, che sorregge lo stemma comunale. Nell’atrio, invece, ammiriamo in una nicchia un affresco del ‘600 raffigurante la Madonna dell’Umiltà e S. Antonio da Padova.

A Galeata non si può nominare Teodorico senza parlare di un santo uomo di fede. Ci inerpichiamo, quindi, a piedi o in auto, verso la ripida salita che ci conduce dal centro cittadino all’Abbazia di S.Ellero (V secolo), fondata dall’omonimo santo dopo nove anni di esistenza eremitica: qui diede vita a una comunità monastica, tra le prime in occidente improntata sulla regola ascetica, la teologia del lavoro e la condivisione dei beni e la carità. Mevaniola e Pianetto

La nostra giornata a Galeata prosegue al Museo Civico Mons. Domenico Mambrini a Pianetto, dove sono conservati anche tutti gli oggetti, i materiali di arredo e decorazione ritrovati alla Villa di Teodorico.

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Una curiosa raccolta archeologica tra cui possiamo ammirare il rilievo raffigurante l’incontro fra S. Ellero e Teodorico, raccontato anche in un passo della Vita Hilari (VIII secolo), al termine del quale il re, affascinato dalla dolcezza evangelica e dalla personalità del santo eremita, donerà terre all’Abbazia.

Ci immergiamo nelle tracce concrete di una storia millenaria, nei luoghi e nei siti archeologici di Mevaniola, città fondata dai romani: dagli scavi eseguiti scopriamo un teatro e parte di un edificio termale.

Concludiamo la nostra avventurosa giornata a Galeata immersi nel verde che circonda l’antica Rocca di Pianetto. A questo sito, per lo più abbandonato, ma al contempo davvero ricco di fascino, si accede per una delle porte ancora integre alla cui destra è presente un torrione cilindrico: dall’interno si può spiare l’intera vallata. Si accede così a quelli che sono i resti delle mura e attraverso un selvaggio sentiero si giunge al Mastio. Maestoso in mezzo al bosco, si erge come una presenza fiera, custode delle antiche memorie di questa terra. Delizioso Raviggiolo: anche l’Artusi lo sa!

Dai bovini che pascolano sui colli forlivesi oltre ad ottenere una carne d’eccellenza si ha un latte davvero di ottima qualità. Da questo fresco alimento deriva un formaggio molle, frutto della caseificazione con caglio senza rottura. Il Raviggiolo di Galeata, le cui prime testimonianze risalgono al 1515, è Presidio Slow Food ed è il prodotto tipico di una terra dedita all’allevamento e al duro lavoro agricolo. Dallo sforzo dell’uomo e della natura una delizia per il palato che addirittura venne portata in dono, in canestri coperti di felci, a Papa Leone X, e che Pellegrino Artusi individua inserendolo come ingrediente nella farcitura dei cappelletti.

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Galeata Cavalli: la Fiera del Cavallo e del Puledro

L’1 e il 2 novembre, grande occasione di diffusione e valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali, giunge alla sua XXXIX edizione, l’esposizione di cavalli, fiore all’occhiello di Galeata. Nel territorio pedemontano della Val Bidente, oggi la Fiera è l’evento più importante di tutto il centro-nord Italia, al quale partecipano allevatori, commercianti e appassionati provenienti veramente da tutta Italia. In mostra esemplari di razza italiana, europea, araba, americana e cavalli di razza T.P.R., oltre all’asino romagnolo.

Prove e gare di tecnica ed abilità completeranno quest’evento dedicato a 360 ° al mondo equestre. Senza dimenticare che all’interno della manifestazione si svolgerà il Festival gastronomico dei prodotti della Romagna. Un motivo in più per trascorrere una splendida giornata a Galeata ad inizio novembre!

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