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Una giornata a Santa Sofia

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Terra di confine

Contaminazioni...

L’esperienza mi ha insegnato che le contaminazioni producono sempre qualcosa di positivo: e allora tutto ciò che non è definito, che è in bilico, che si trova a metà strada, che è confine rappresenta per me motivo di crescita e di curiosità. Questa è la sensazione che ho provato quando sono stata a Santa Sofia: ho ascoltato un romagnolo macchiato di interferenze toscane (musica per le mie orecchie), una geografia scomposta e bellissima, una gastronomia che potrebbe essere chiamata fusion dai moderni masterchef che popolano il pianeta. Siamo nella Valle del Bidente, fra Forlì e Firenze, proprio dove la Romagna incontra la Toscana. Un po’ di storia.

 

Non è però per nulla confuso il carattere degli abitanti di Santa Sofia. Durante la seconda guerra mondiale infatti da qui passava la linea gotica, e i locali sono sempre stati fieri difensori della loro terra dagli attacchi nemici, pur essendo un piccolo comune. Inoltre, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è diventato patrimonio dell’UNESCO, con grande orgoglio da parte dei suoi abitanti, che possono vantare di vivere in una zona ricca di storia, di paesaggi mozzafiato e di una gastronomia che non lesina sugli ingredienti!

Migliorare visibilità sul web per vendere

I Brazadèl

“Pianzì, pianzì burdèl /s’àvlì di brazadèl!” “Piangete, piangete bambini/ se volete i bracciatelli. Era la cantilena, tra ‘800 e ‘900, dei venditori ambulanti di bracciatelli, una sorta di ciambelline con il buco, inanellate in un bastone, proposti nelle piazze durante i giorni di festa. Questo è solo l’inizio di una gustosa e antica storia che l’Associazione dei Forni Malatestiani, in Cesena, ha il piacere di riproporvi.

È una storia antica quella dei bracciatelli, tipico prodotto da forno artigianale, ieri come oggi. Gustosa è anche la derivazione del loro nome. “Bracciatello” da “bracidellus”, o “brazidellus”, termine del tardo latino, intorno all’anno Mille. Il termine deriva dalle modalità di vendita di questo dolce, i rivenditori infatti, durante le feste, erano soliti mettere questi dolci intorno al braccio per proporre al pubblico questa golosità. Da qui, in dialetto romagnolo “brazadèl”.

Se ogni epoca storica ha avuto i suoi gusti, i suoi sapori, è degno di nota che i bracciatelli, nella loro rustica bontà (un impasto di uova, farina e zucchero, quando c’era) abbiano attraversato i secoli fino ai giorni nostri. Nelle antiche cronache, compreso il periodo Malatestiano a Cesena e in Romagna, i bracciatelli compaiono spesso e volentieri. Erano entrati per restare nel nostro costume alimentare.

Idee per promuovere prodotti

E per scandire poi, in tempi più recenti, il calendario delle ricorrenze liturgiche e delle feste comandate. Nell’ottocento, ad esempio, era consuetudine – nelle campagne romagnole – che il pranzo del battesimo dedicato al bimbo (o bimba) appena nati fosse celebrato dalla mamma della puerpera con un cesto di bracciatelli, dedicati agli invitati: un bracciatello più grande era invece in onore del parroco. Allo stesso modo, sino ai giorni nostri, i bracciatelli sono ancora dolci beneauguranti, che accompagnano cresime e comunioni. I bracciatelli, una meraviglia non solo nei giorni di festa sono buoni da gustare soli o inzuppati nell’Albana, nel caffellatte o nella cioccolata in tazza.

Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Il territorio del Parco è stato abitato e vissuto dall’uomo per secoli: le tracce ed i resti di questa convivenza fra Uomo e Natura sono oggi ancora visibili, anche se in parte la Natura ha ripreso il suo spazio. I numerosi ruderi, le mulattiere, le maestà, le chiesette di campagna ci raccontano di un mondo che non esiste più, fatto di pochi ma solidi valori, di solidarietà e di sacrifici. Ci raccontano di una vita dura, condotta con grande dignità e amore per i propri luoghi; luoghi che nel Dopoguerra sono stati in gran parte abbandonati, a causa dei mutamenti storici e sociali che hanno modificato il corso della storia e la vita di coloro che erano stati, fino ad allora, i Popoli del Parco, gli abitanti di questo tratto di Appennino, oggi tutelato dall’area protetta, ma custodito per secoli da questi montanari.

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